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]]>Esistono diversi metodi per massimizzare le prestazioni, come l’ottimizzazione di immagini e componenti grafiche che potrebbero impattare pesantemente sul caricamento. Tra i sistemi più efficaci vi è però un’opzione ulteriore: quella di sfruttare un meccanismo di caching efficiente.
Tecnicamente la cache è un’area di memoria in cui vengono allocate delle informazioni, ad esempio dei file o i risultati di query al database, in modo che l’elaborazione che le ha restituite debba essere eseguita una volta sola. Nel caso dei siti Web, dopo il primo caricamento di una pagina Internet questa viene archiviata nella cache del server e le richieste successive possono essere soddisfatte proponendo la copia residente in memoria, senza dover “eseguire un’operazione processata già precedentemente e che genererà lo stesso output”.
Si pensi ad una piattaforma di e-commerce basata su WordPress e WooCommerce nella quale, per esigenze di business, sono stati installati molti plugin che potrebbero influire negativamente sulle prestazioni. Se sfruttato a dovere, il caching permetterebbe di accedere rapidamente al catalogo, di visualizzare più velocemente le schede prodotto e le immagini presenti in esse, di fornire risposte immediate tramite il motore di ricerca interno e di limitare quello che è uno dei fenomeni più temuti dai merchant: l’abbandono del carrello della spesa ad un click dal checkout. Il tutto perché tramite la cache si possono fornire dei contenuti precaricati, senza contare il fatto che il caching permette di garantire performance elevate anche quando si verificano picchi di traffico imprevisti.
Un esempio di caching efficace prende il nome di Web Accelerator. Utilizzato ad esempio da realtà come Seeweb, per ridurre drasticamente i tempi di caricamento delle pagine Web, e nella soluzione Cloud Cache di Artera, azienda che propone un hosting condiviso con funzionalità più avanzate e performance superiori rispetto a quelle offerte da formule dello stesso tipo
Uno dei punti di forza del Web Accelerator risiede nel fatto che quest’ultimo copia in cache qualsiasi elemento di una pagina Internet, compresi il codice HTML, gli script JavaScript, i fogli di stile CSS, le immagini e qualsiasi altro contenuto possa essere restituito in seguito alla richiesta di un client.
Web Accelerator non archivia in cache soltanto i contenuti statici, insomma, ma anche quelli dinamici, come per esempio le informazioni ottenute tramite le interrogazioni dei database. Si pensi ad un codice PHP che invia una query a MySQL e restituisce dinamicamente una pagina Web tramite il Web server. Grazie al caching tale processo dovrà essere effettuato una volta sola per ciascuna pagina, limitando il consumo (e il costo) delle risorse con un incremento delle prestazioni.
I vantaggi del Web Accelerator comprendono anche una riduzione delle connessioni e una gestione più razionale delle chiamate inoltrate verso Web server e database, con la capacità di abbattere i carichi di lavoro e di distribuire le richieste in modo più bilanciato tra server differenti.
Ritornando all’esempio di WordPress con WooCommerce, è utile ricordare che il CMS open source dispone di alcuni ottimi plugin per la gestione della cache, il Web Accelerator permette però di potenziarne ulteriormente gli effetti, “spremendo” anche quei pochi istanti che potrebbero fare la differenza tra un utente fidelizzato e l’abbandono definitivo di un sito Web. Offre inoltre maggiori garanzie dal punto di vista della sicurezza, perché mette a disposizione una protezione aggiuntiva contro gli attacchi DoS (Denial of Service) che sono finalizzati ad esaurire le risorse di un server Web tramite la produzione artificiosa di traffico.
Web Accelerator include un pannello di gestione per avere il massimo controllo sul meccanismo di caching e i suoi effetti sulle prestazioni. Grazie ad questo strumento l’utilizzatore può visualizzare, per esempio, tutti gli oggetti archiviati in cache, monitorare lo status delle richieste e dell’uso della cache in tempo reale, accedere alle statistiche sul numero di connessioni indirizzate al back-end, così come analizzare dati e grafici sulle connessioni gestite, l’HA (High Availability) e i picchi di traffico. La durata della cache è inoltre personalizzabile sulla base delle esigenze legate al proprio progetto online.
La proposta Cloud cache di Artera è una soluzione Premium improntata sulla semplicità d’uso che offre prestazioni di livello elevato e funzionalità inedite per un hosting condiviso. La formula prevede 50 GB di spazio per lo storage su dischi SSD, traffico mensile fino ad 1 TB, un indirizzo IP dedicato, backup di file e dati giornaliero, nonché supporto tecnico 24/7 tutto l’anno. Per gli sviluppatori è disponibile, inoltre, il supporto alla Google Cloud API console, alla piattaforma ServiceNow e all’Azure local Cloud.
I server del Cloud cache di Artera sono collocati in Svizzera con garanzia di sicurezza, affidabilità, privacy e protezione dei dati sensibili. Una volta creato o trasferito il proprio sito Web nell’hosting si ha la possibilità di concentrarsi sul proprio business perché tutti i compiti legati alla complessità dell’infrastruttura tecnica, alla manutenzione, alla continuità di servizio, agli aggiornamenti di sicurezza e al monitoraggio sono a carico del provider.
Lo stack di Artera si basa su Blade Web server Cisco con un sistema operativo CloudLinux, variante di CentOS: garantisce protezione anti-DDoS e permette di accedere alle funzionalità disponibili tramite pannelli per l’Hosting Management WHM con cPanel. I sistemi Firewall & WAF, inclusi nel pacchetto, sono inoltre in grado di verificare e bloccare sul nascere tutti gli attacchi più diffusi che potrebbero interferire sul buon funzionamento di un sito Web e sull’integrità dei dati. Il listino di Artera presenta infine centinaia di prodotti opzionali tra cui scegliere per completare l’offerta in base alle esigenze del proprio progetto e della propria attività online.
Artera Cloud Cache: tutto quel che devi sapere >>
Un sistema di caching efficiente è fondamentale per ottimizzare le performance di un sito Web in quanto riduce i tempi di caricamento delle pagine Web (ripetizione di Web molto vicina dalla precedente) massimizzando la qualità della user experience. Il Web Accelerator rappresenta quindi la soluzione ideale per chi vuole incrementare traffico e conversioni grazie a prestazioni elevate.
Artera, società nata nel 2002 con Data Center collocato in Svizzera, propone una formula Cloud cache che unisce performance, sicurezza, affidabilità e privacy grazie ad un hosting con caratteristiche superiori a quelle di un comune hosting condiviso.
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]]>Trascurare l’una a discapito dell’altra, non è affatto consigliabile se si vuole lavorare sul posizionamento nei motori di ricerca, visto che Google tra i suoi fattori di ranking inserisce anche elementi afferenti alla Seo off page.
In questo articolo, vediamo dunque cosa significa fare SEO off page e come farla bene.
Un piccolo ripasso non fa mai male. La SEO off page è una parte fondamentale della strategia e delle tattiche SEO di ottimizzazione per i motori di ricerca che mira a costruire la reputazione del sito, l’affidabilità e l’autorevolezza. Elementi che Google, in qualità di motore di ricerca, registra come segnali positivi, capaci di influenzare il posizionamento nella SERP di competenza.
La SEO off page si concentra su azioni al di fuori del sito web, tra le quali:
Come puoi capire, si tratta sempre di visibilità online, un processo importante per stabilire una presenza digitale in un processo di digital transformation. Raggiunta e ottenuta per vie diverse rispetto alla SEO on page, ma restiamo nell’ambito della visibilità sui motori di ricerca e nella mente dei nostri potenziali lettori, visitatori e clienti.
Sì, perché per esempio la creazione dei backlink è un segnale che registra Google quando vede che siamo citati da altri siti (auspicabilmente, autorevoli!); la divulgazione sui social media contribuisce alla creazione dell’immagine di brand, che diventa un indice di gradimento che Google valuta. Anche se retweet, likes e pins, segnali provenienti dai canali social, non hanno impatto diretto sul ranking.
Tutti questi segnali finiscono sotto la definizione di Social Signals.
Digital PR è una strategia di marketing online utilizzata per aumentare la consapevolezza del brand e la visibilità online. Coinvolge l’uso di vari strumenti: relazioni pubbliche online, content marketing, social media e SEO per migliorare la presenza online di un’azienda.
Le attività di Digital PR possono includere la creazione e la distribuzione di comunicati stampa online, la costruzione di relazioni con blogger e influencer, la partecipazione a discussioni online e sui social media, la gestione della reputazione online.
La Digital PR si lega strettamente alla SEO off-page, in quanto molte delle attività coinvolte aiutano a costruire backlink di alta qualità e a migliorare l’autorità di un sito web. Ad esempio, ottenere un link da un articolo di un influencer o da un comunicato stampa può non solo indirizzare il traffico diretto al tuo sito, ma anche segnalare ai motori di ricerca che il sito è una fonte affidabile e pertinente.
Prima di rivelarti che molte “vecchie” leggende sono state un pochino esasperate dall’industria della Link Building (che, per carità, resta importante, come potrebbe non esserlo!, ma non al punto da diventare la causa del fallimento di visibilità) concentriamoci sull’essenza della SEO off page: E-E-A-T.
E-E-A-T è un algoritmo di Google, un acronimo che sta per Experience (Esperienza), Expertise (Competenza), Authoritativeness (Autorevolezza) e Trustworthiness (Affidabilità).
Questi 4 fattori sono fondamentali per Google quando valuta la qualità di un sito web e dei suoi contenuti, non solo in page, per deciderne il posizionamento nei risultati di ricerca condizionato anche dai social signal come indice di gradimento.
In merito a questi 4 punti, è importante notare che le linee guida di Google sono state aggiornate per far posto a un paragrafo tutto dedicato all’importanza di scrivere contenuti realmente utili e informativi, affidabili e degni di fiducia. E che questi 4 fattori sono alla base del recente aggiornamento – Helpful Content Update– che Google ha apportato al suo algoritmo che scandagliano contenuti premiando quelli utili, scritti dalle persone per le persone.
La SEO off-page serve proprio a costruire il terreno dove coltivare l’E-E-A-T di un sito web. Attraverso strategie come la creazione di backlink di alta qualità, il guest blogging su siti autorevoli e la gestione attiva dei social media, è possibile aumentare la competenza, l’autorevolezza e l’affidabilità del sito migliorandone dunque il posizionamento, traffico e visibilità.
Premesso ciò, in genere chi vede davanti a sé il mare aperto della SEO off-page, può intravederne qualche difficoltà al pensiero delle tante e diverse tattiche da sviluppare. Ma più che altro a quello che comportano, di fatto.
Con la SEO on page, infatti, le difficoltà sono relative alle conoscenze più o meno tecniche che possono sconfinare anche in interventi sulle performance della pagina (velocità di caricamento dovuta alla presenza di immagini, video e altre risorse che sono contenuto), ma che perlopiù fanno capo alle proprie abilità e agli strumenti che usiamo per la ricerca delle keyword e per il loro uso all’interno dei testi e nei metatag.
La SEO on page verte intorno ai collegamenti interni, all’ottimizzazione delle immagini, all’uso delle parole chiave e all’ottimizzazione di titoli e meta-dati.
Mentre la SEO off page dipende da interventi esterni, richiede l’intervento della relazione, la capacità di tessere buoni rapporti con il “vicinato” o con chi può rappresentare un’opportunità di visibilità.
Tutti coloro che bazzicano il mondo seo, sanno quanto sia complicata la seo off page.
Chiedere un link di ritorno senza pagarlo, è praticamente impossibile se si parte da 0. Per i siti autorevoli, ovviamente il discorso cambia, ma quelli hanno contenuti preziosi, hero content come si suol dire, risorse sempreverde che si sono attestate come la bibbia di un argomento in quel determinato settore.
La via crucis della SEO off page è rappresentata grossomodo dai backlink, ovvero dai link in entrata che puntano al tuo sito da altre pagine web. I link in entrata rappresentano una specie di riconoscimento del proprio contenuto e sono un aspetto fondamentale della SEO off-page. Ma non da manipolare.
La qualità e la quantità dei backlink possono influenzare il posizionamento nei risultati di ricerca. Google considera i backlink come un indicatore di autorevolezza e fiducia di un sito (un editorial endorsement).
Tuttavia, non tutti i backlink sono creati uguali. Quelli provenienti da siti web di bassa qualità o non pertinenti possono danneggiare il posizionamento. Inoltre, l’uso di tecniche spam o disoneste per ottenere backlink (conosciute come “black hat SEO”) può portare a penalità da parte di Google.
Sfatiamo questo mito della link building. La creazione di link è una parte importante della SEO off-page, certo, Google ha sguinzagliato i suoi algortimi anche per valutare i backlink, ma gli algoritmi sono oltre il centinaio, dunque non ruota tutto intorno a questa strategia!
Ricordiamo che la SEO off-page consiste nel migliorare la percezione del sito in termini di qualità, autorità, popolarità, ecc. Obiettivi che si possono ottenere anche con altri strumenti. Anche più soddisfacenti e meno “faticosi”.
Le ricerche dimostrano che le pagine con molti backlink si posizionano meglio di quelle senza. In media, il primo posto nei risultati di Google è occupato da siti con un numero di backlink quasi quattro volte superiore a quello delle pagine sottostanti. Dunque, come fare per accaparrarsi qualche buon link di qualità?
Ti devi fare il mazzo! Non puoi lesinare sui contenuti né restare in superficie o scopiazzare da altri. Devi tirare fuori argomenti e fatti inediti per guadagnare link autorevoli in modo organico. Mi viene da dire, molto schiettamente, che se hai le risorse è bene, altrimenti la logica degenera nelle azioni che fanno tutti. In alternativa, sfrutta gli altri strumenti, come dicevamo prima.
Le risorse sono in primis il tempo e la voglia di spulciare dati, numeri, informazioni originali. Oppure, se hai il tempo per creare un contenuto presentandolo in una forma talmente accattivante da riuscire ad attirare l’attenzione di un possibile partner della tua stessa nicchia.
Ecco, la nicchia. Prendi per buona questa “dritta”: ci sono siti molto autorevoli nel tuo settore che potrebbero voler puntare al tuo contenuto perché in giro non ce ne sono altri che trattano quel particolare argomento. E allora, il segreto di Pulcinella è questo: analizza i tuoi competitor e vedi quali argomenti non hanno mai ancora toccato, e trattali tu!
Poi, ovviamente, non puoi esimerti dal contattare siti terzi per proporre il tuo contenuto. Non devi strafare, entra nella logica molto più premiante della qualità.
Altri modi per attirare l’attenzione:
Il marketing dei contenuti è un altro aspetto chiave della SEO off page. Come premesso parlando della link building, la qualità e l’unicità dei contenuti, il loro potere di interessare e coinvolgere è fondamentale per riuscire a ottenere in modo naturale backlink di qualità. Tuttavia, oltre ai contenuti classici della SEO on-page, come i post del blog, si possono sfruttare altre forme di content marketing.
Tra queste, il guest blogging ovvero scrivere ottimi post da proporre a blog affini, o che possono avere interesse ad avere quel contenuto che punta al tuo sito. Anche in questo caso, valgono le cose scritte nel paragrafo precedente. Si tratta di individuare bene il topic che va a colmare il vuoto lasciato nel calendario editoriale di altro blog del settore? che può avere varie forme:
Se si riesce a creare un contenuto informativo e di alta qualità, corredati di dati e statistiche, basati sulla ricerca, le persone saranno invogliate a linkarlo e a condividerlo.
Ecco alcuni tipi di contenuti che si possono produrre:
Un format interessante, che si può usare per attirare l’attenzione dei lettori, è quello delle news. Un contenuto commerciale può diventare notizia per arrivare in modo diverso e più efficace, stimolando l’interesse per un contenuto che deve comunque essere utile e informativo.
In questo caso, bisogna trovare il modus operandi per trasformare i contenuti in notizie; selezionare le notizie online da utilizzare nella propria comunicazione e agganciarle al proprio business.
Il guest post segnala ai motori di ricerca la propria esperienza del settore. Per trovare opportunità di guest blogging, i siti con post scritti da un autore esterno, si può fare una ricerca su Google con alcuni utilissimi operatori di ricerca:
“parola chiave” + “guest post”
“parola chiave” + “questo è un contenuto contributo”.
“parola chiave ” + “rubrica per gli ospiti”.
E poi, puoi applicare le “regole” descritte nei paragrafi precedenti in merito a topic, motivazione e stile.
I podcast stanno diventando sempre più popolari nel tempo. Inserirli nella propria strategia di Content Marketing potrebbe premiare grazie al fatto che la maggior parte delle aziende non li utilizza ancora. Un altro vantaggio è anche quello di poter attirare backlink proprio grazie alla possibilità di apparire come fonte unica di un argomento trattato in questa forma.
Google Business Profile è un account di profilo aziendale gratuito che si può creare con Google. Potrebbe sembrare molto semplice creare questa scheda, ma non è da prendere sottogamba. Ci sono accorgimenti e “regole” da osservare per ottimizzarla al meglio.
Una scheda ben ottimizzata su Google può portare significativi benefici in termini di maggiore visibilità nelle ricerche organiche locali e all’incremento dei clienti che chiedono informazioni e preventivi.
Questi profili appaiono nei risultati di ricerca di Google per le query locali, come ad esempio “fabbrica materassi a Milano”.
Tra le ultime novità in questo ambito riguarda l’iniziativa di Google nel voler dare sostegno a chi si appresta a creare questa scheda. Infatti, il colosso di Mountain View ha introdotto un nuovo modulo specifico per risolvere diversi tipi di problemi, al quale si accede dal link di contatto del Team di Assistenza: https://support.google.com/business/gethelp.
Ecco le accortezze da osservare:
A proposito delle recensioni e delle testimonianze, è anche possibile stimolare la condivisione delle stesse in formato video e/o fotografico (questo approccio si presta bene per i social media).
Non devono diventare l’ombelico del mondo, perché non sono piattaforme di proprietà come invece lo è il blog. Tuttavia, anche i Social come Facebook, Instagram, LinkedIn, Twitter, YouTube, TikTok ecc., hanno la loro importanza per la divulgazione dei contenuti e come punto di riferimento per i clienti o potenziali che possono rivolgersi direttamente ai responsabili o all’assistenza.
Inoltre, i contenuti pubblicati sui Social indirizzano il traffico verso il sito web, oltre a far conoscere il marchio e a costruire la sua affidabilità e autorevolezza nel settore.
Un consiglio che mi sento di dare: il linguaggio che usiamo su questi media tende a usare un registro troppo spesso artefatto, che sia troppo formale o troppo colloquiale degenerando nel ridicolo. Ebbene, nell’uno caso o nell’altro non premia l’artificiosità, si percepisce e allontana le persone.
Ideale sarebbe mantenere uno stile che rappresenta l’azienda, traslato nel parlato comune ma non gergale, solo semplice e comprensibile. Il genere di contenuti dovrebbero includere post utili, informativi, post che raccontano storie di persone che hanno avuto esperienze con l’azienda, notizie che riguardano l’ambito.
Ecco alcuni consigli che possono tornare utili:
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]]>The post Alternative a WooCommerce (e-commerce più professionali) appeared first on Artera.
]]>WooCommerce, un plugin che si integra in WordPress, è tra le piattaforme più utilizzate per creare eCommerce. Tuttavia, in molti casi, questa soluzione può presentare alcune limitazioni nonostante sia semplice e veloce da utilizzare.
A questo proposito, è bene considerare che esistono alternative più professionali, potenti e con funzionalità superiori rispetto a WooCommerce, così come soluzioni cloud che non richiedono l’installazione e la configurazione del software.
Scopriamo quali sono queste piattaforme alternative a WooCommerce e quali funzionalità e vantaggi offrono per la vendita online.
Prima di iniziare, è importante capire cosa sono i CMS. Alcune piattaforme eCommerce fungono anche da CMS, ossia sistemi di gestione dei contenuti che permettono di creare, modificare e pubblicare non solo le pagine istituzionali (home, chi siamo, contatti) e i post dei blog, ma anche pagine di prodotti e servizi, senza scrivere alcuna riga di codice. Inoltre, consentono di modificare l’aspetto grafico del sito, cambiando il layout delle pagine, aggiungendo banner promozionali o nuove sezioni. I software CMS per l’eCommerce si dividono in due categorie principali: SaaS e open source.
SaaS è acronimo di Software as a Service. Si tratta di un modello di distribuzione del software in cui un fornitore di servizi ospita l’applicazione e la rende disponibile ai clienti su Internet, che non devono installare o mantenere il software, poiché tutto è gestito dal fornitore del servizio. Si accede al software tramite un browser web o un’applicazione pagando generalmente una tariffa periodica, ad esempio mensile o annuale. Shopify è un esempio di piattaforma eCommerce basata su SaaS.
Open source, invece, si riferisce a un tipo di software il cui codice sorgente è accessibile e modificabile liberamente. Ciò significa che è possibile personalizzare il software per adattarlo alle proprie esigenze. Inoltre, la comunità open source contribuisce spesso a migliorare e sviluppare il software. Un esempio di piattaforma eCommerce open source è WooCommerce, che può essere personalizzato con l’aggiunta di plugin e temi.
Partiamo da qui, da questa piattaforma di eCommerce tra le più popolari sul mercato, o meglio WooCommerce è il plugin che all’interno di WordPress trasforma il sito in un negozio online. Ma sta di fatto che è una delle soluzioni più scelte dalle piccole e medie imprese per la facilità di installazione e configurazione, per la disponibilità di estensioni e temi ottimizzati la maggior parte dei quali sono gratuiti, nonché per il forte supporto della comunità.
Tuttavia, quando si tratta di confrontarlo con piattaforme alternative, come Magento, Shopify e BigCommerce, WooCommerce può non essere all’altezza in termini di professionalità e di prestazioni, e può mancare di alcune funzionalità avanzate e personalizzabili, come la reportistica, l’automazione del marketing e l’integrazione dei canali di vendita come Amazon ed eBay.
Ecco pro e contro di WordPress per eCommerce, se stai valutando questa soluzione.
PrestaShop integra anche una grande varietà di add on e temi che consentono di sviluppare un negozio web da zero anche senza conoscenze tecniche avanzate. Tuttavia, bisogna considerare che alcune estensioni possono essere più costose di altre.
Rispetto a WooCommerce, PrestaShop è una piattaforma di eCommerce open-source basata su PHP che utilizza MySQL. È un sistema stand-alone che offre funzionalità specifiche per creare un negozio online personalizzabile e permette una vasta personalizzazione del codice backend.
Ecco le sue caratteristiche più importanti:
Drupal è un CMS open-source molto flessibile, ma non è stato progettato specificamente per l’eCommerce. Tuttavia, può essere utilizzato con diversi plugin e framework per abilitare questa funzionalità.
Ecco le sue caratteristiche più importanti:
Joomla è un altro CMS open-source che consente di creare siti web e pubblicare contenuti online. Anche se non include nativamente funzionalità di eCommerce, esistono numerose estensioni gratuite che possono trasformare Joomla in un negozio di eCommerce.
Ecco le sue caratteristiche più importanti:
Sitecore è una piattaforma che combina funzionalità legate alla gestione dei contenuti, alla vendita online, all’automazione del marketing e alla personalizzazione. Con il plugin BigCommerce per Sitecore, è possibile costruire funzionalità di eCommerce headless mantenendo le potenti esperienze di contenuto integrate nel software.
Ecco le sue caratteristiche più importanti:
Magento è una potente piattaforma di eCommerce open source che offre molta flessibilità, scalabilità e un alto grado di personalizzazione. Offre tante funzionalità, estensioni e integrazioni con soluzioni come CRM, ERP, chatbot. Proprio per questa sua grande versatilità viene scelto dalle aziende di grandi dimensioni che vogliono sfruttarne appieno il potenziale. Questo aspetto lo rende più complicato da usare rispetto a WooCommerce.
Magento è una potente piattaforma di eCommerce open source che offre molta flessibilità, scalabilità e un alto grado di personalizzazione. Integra tante funzionalità, estensioni e soluzioni CRM, ERP, chatbot. Proprio per questa sua grande versatilità viene scelto dalle aziende di grandi dimensioni che vogliono sfruttarne appieno il potenziale. Questo aspetto lo rende anche più complicato da usare rispetto a WooCommerce.
Ecco le sue caratteristiche più importanti:
Rispetto a WooCommerce, Shopify potrebbe costare di più, ma offre una soluzione completa e più semplice che si basa su cloud. Si tratta di una delle piattaforme di eCommerce SaaS più popolari grazie alla sua interfaccia semplice che si presta bene per le startup e le piccole imprese.
A seconda degli obiettivi, si possono inserire le funzioni che si desiderano in base al piano scelto. Un aspetto molto positivo da considerare di Shopify è il servizio di assistenza gratuita che offre 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Ecco le sue caratteristiche più importanti:
BigCommerce
Una delle piattaforme di eCommerce più importanti sul mercato, con una pletora di funzioni integrate e funzionalità CMS, SEO avanzata e API con le quali collegarsi ai principali software e ad altre soluzioni CMS, sfruttando al contempo il carrello BigCommerce nel backend. BigCommerce è completamente in hosting, conforme al livello 1 PCI e disponibile su abbonamento mensile.
Ecco le sue caratteristiche più importanti:
Dopo aver esaminato le alternative a WooCommerce, è importante considerare quali caratteristiche dovrebbero essere presenti in un CMS per eCommerce.
L’importanza del Cloud Computing per l’eCommerce sta diventando sempre più evidente. Il cloud offre una serie di vantaggi, tra cui la scalabilità, la sicurezza dei dati, l’accessibilità e la riduzione dei costi operativi.
Queste caratteristiche permettono alle imprese di eCommerce di sfruttarne al massimo tutte le potenzialità.
Un buon CMS per eCommerce dovrebbe integrare strumenti che permettono di implementare le migliori pratiche SEO, ottimizzando le pagine dei prodotti.
L’esperienza sul sito web dovrebbe garantire un percorso intuitivo e una navigazione fluida per il visitatore. Pertanto, la possibilità di progettare e modificare i layout è un elemento fondamentale che una piattaforma dovrebbe facilitare, anche per coloro che non hanno competenze di programmazione.
È evidente che lo shopping da mobile è un fenomeno in crescita. Nel 2021, questa modalità ha rappresentato il 54% delle vendite totali di eCommerce. L’ottimizzazione per dispositivi mobili dovrebbe essere quindi una priorità, prestando attenzione alla velocità e ai tempi di caricamento, alla navigazione mobile, al processo di checkout su dispositivi mobili, agli elementi visivi e ad altri aspetti UX che influenzano l’esperienza dell’utente alla luce dei Core Web Vitals. Un CMS per eCommerce dovrebbe semplificare queste fasi di ottimizzazione.
È importante scegliere una piattaforma semplice e intuitiva da utilizzare, che non richieda un enorme sforzo di apprendimento. Ciò si riferisce alla facilità con la quale eseguire alcune procedure più comuni, come l’aggiornamento dei contenuti, l’integrazione di plugin, la modifica del layout delle pagine e l’ottimizzazione per i motori di ricerca.
Sebbene la semplicità sia importante, un CMS dovrebbe anche essere flessibile. Questo significa che, se si desidera introdurre una funzionalità considerata necessaria, si dovrebbe essere in grado di farlo.
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]]>Un dato interessante proviene dal Piano Strategico Nazionale per l’Informatica dell’Italia, che mira a far utilizzare i servizi cloud dal 75% degli uffici governativi entro il 2026.
L’hosting nel cloud è un servizio che consente di memorizzare i dati di un sito web su più server condivisi – “cloud” – a differenza dell’hosting tradizionale che usa un solo server, risolvendo così diversi problemi che possono capitare online, e che vediamo a breve.
Il problema che subentra una volta che si vuol passare al Cloud, è quello di capire quale sia il miglior servizio tra i tanti disponibili, per funzionalità, scalabilità e sicurezza, il tutto rapportato al giusto prezzo.
Ecco perché ho voluto scrivere questa breve guida su come scegliere il miglior Cloud Hosting, i requisiti che ogni azienda deve considerare al momento della scelta. Artera, l’azienda di cui sono CEO, fornisce il servizio di Cloud Hosting, che si può anche provare per valutarne la qualità.
Questo servizio porta con sé diversi indiscutibili vantaggi per le aziende che devono contare su prestazioni elevate, senza rischiare il fermo delle attività per problemi di varia natura. Parliamo di siti che hanno da perdere, se si bloccano, siti con grandi volumi di contenuti, servizi interni, app, ed eCommerce con vetrine che lavorano giorno e notte, ecc.
Quando leggi che Il Cloud Hosting offre maggiore affidabilità, scalabilità e flessibilità rispetto agli hosting tradizionali, cosa significa in pratica? Perché si può intuire che ci sono dei vantaggi a passare al cloud, ma all’atto pratico, in sostanza, cosa se ne ricava?
Una delle priorità delle aziende è quella di ridurre il rischio di downtime e garantire che i loro sistemi e servizi siano sempre attivi e affidabili.
Il “downtime” sta a indicare il periodo di tempo in cui un sito web non è disponibile o non funziona in modo corretto. Questo intervallo può essere programmato nel caso della sospensione temporanea volontaria del servizio per la manutenzione, ma può anche essere imprevisto e incidentale, come nel caso di un guasto hardware, un errore software o un attacco informatico.
Sta di fatto che durante il downtime le persone non possono visualizzare/accedere al sito e ai suoi servizi. Questo disservizio viene percepito come un segnale negativo, che può compromettere o, comunque condizionare, la reputazione di un’azienda finanche danneggiarne il profitto, se il problema si verifica in modo costante.
Nel Cloud Hosting, il sito rischia molto meno il downtime in caso di guasti, visto che le risorse necessarie per mantenere un sito web attivo e funzionante vengono diffuse su più server e che i dati possono essere trasferiti a un altro server.
Un altro grande vantaggio tecnico del Cloud Hosting è la scalabilità, consentendo di regolare CPU, RAM e storage in base ai requisiti del sito web. Sempre per lo stesso meccanismo di distribuzione dei dati su una rete di server. In questo modo è possibile disporre di maggior spazio su disco, larghezza di banda o potenza di calcolo, qualora il sito ne avesse bisogno.
Quando si avvia un sito o un eCommerce, l’obiettivo è quasi sempre quello di aumentarne il traffico. Questa crescita può essere esponenziale in un periodo di tempo lineare oppure può raggiungere picchi elevati solo in alcuni periodi. Un esempio è il negozio online che aumenta le vendite nel periodo natalizio o nelle stagioni dei saldi.
Non da ultimo, molti fornitori di Cloud Hosting offrono servizi di bilanciamento del carico, che distribuiscono automaticamente il traffico del sito web tra i vari server per garantirne le prestazioni ottimali.
E poi, c’è la storia dei costi che nel Cloud, magari questa cosa non si sa, possono essere stabiliti in base all’utilizzo effettivo del servizio. Spendo quanto consumo.
Purtroppo, tra gli errori che vedo commettere, in generale quando si sceglie un hosting, è quello di prendere come unico fattore determinante il prezzo. Ma non si può ragionare solo in funzione di “quanto pago”.
Sì, è importante fare confronti, certo, ma aprendo la scatola e vedere cosa c’è dentro. Questo presuppone un’analisi di tutte le componenti del pacchetto hosting, e non solo un mero raffronto dei prezzi. Non si possono ignorare le opzioni di scalabilità o prendere sottogamba le funzioni di sicurezza e protezione dei dati o, ancora, l’assistenza fornita dall’host.
E allora veniamo al focus di questo articolo su come scegliere il miglior Cloud Hosting perché ci sono dei fattori che ci aiutano a capire se quel servizio è davvero valido. Fattori quali scalabilità, prestazioni, sicurezza, assistenza e rapporto qualità-prezzo.
Premesso che il Cloud Hosting rappresenta la scelta ideale per i siti web aziendali di tutte le dimensioni, in base a quali criteri scegliere il miglior provider?
Non sottovalutiamo la scelta del provider di Cloud Hosting perché questa è una decisione che può avere un impatto molto significativo sulle prestazioni del sito e sulla sua crescita online in termini di reputazione, agli occhi delle persone e dei motori di ricerca (leggi Google).
Dunque, ecco i criteri che dobbiamo considerare per fare una scelta informata.
Prima di tutto, consideriamo alcuni fattori intrinseci quali le dimensioni del sito web, gli obiettivi di traffico, le esigenze di archiviazione, vari ed eventuali software o applicazione specifiche. Quest’analisi aiuta ad avere un quadro delle risorse e delle caratteristiche necessarie che il cloud host deve offrire.
I migliori provider di Cloud Hosting offrono risorse scalabili con la possibilità di modificare il piano di hosting in base alle esigenze del sito web. La scalabilità garantisce al sito di poter gestire l’aumento del traffico e di adattarsi ai cambiamenti, come una crescita esponenziale, senza problemi di prestazioni.
Un hosting affidabile deve garantire tempi di attività elevati, riducendo al minimo i tempi di inattività. A maggior ragione, come premesso, se si tratta di un negozio digitale, il Cloud può supportare un eCommerce affinché sia sempre accessibile.
La piattaforma di web hosting deve garantire anche le misure di sicurezza necessarie per proteggere il sito web e i dati.
In molti si chiedono se i dati in cloud sono al sicuro, considerando la sua natura, ebbene la scelta dell’hosting fa tutta la differenza.
Tra le caratteristiche da ricercare in un servizio di Cloud Hosting affidabile,
La velocità è un fattore di ranking, che piaccia o no, Google la ritiene fondamentale per soddisfare le aspettative dei visitatori.
Dunque, una buona piattaforma di Cloud Hosting deve poggiare su server ad alta velocità, storage SSD e reti di distribuzione dei contenuti (CDN – Content Delivery Network). Tecnologie che garantiscono tempi rapidi di caricamento delle pagine, migliorando l’esperienza di navigazione e il posizionamento sui motori di ricerca. Oltre al server, tuttavia, è importante sapere come ottimizzare la velocità del sito.
Da non sottovalutare affatto l’importanza di un’assistenza clienti pronta a intervenire in caso di bisogno in qualsiasi momento, senza dover scrivere email infinite o attendere tempi di risposta biblici.
Se c’è una cosa che in Artera curiamo con molta attenzione, è proprio l’assistenza che estendiamo a più servizi. Dalla migrazione del sito alla pre-installazione di CMS, alla gestione delle caselle email, DNS, FTP, alla sicurezza e velocità.
Non tolleriamo la distrazione o la leggerezza nel trattare il problema altrui. Un sito web, un eCommerce vivono della loro presenza, pertanto è assurdo pensare di lasciarli come morti a galla per ore e ore o per giorni interi, senza provvedere al loro ripristino.
Ideale sarebbe affidarsi a un Cloud Hosting che offra assistenza clienti 24 ore su 24, 7 giorni su 7, attraverso vari canali come la chat dal vivo, il telefono e i sistemi di ticketing.
Come premesso, un hosting cloud più economico non sempre è sinonimo di vantaggio / beneficio. Sul momento può anche sembrarlo per le tasche, ma è poca roba alla fine se il buco si crea nella tasca a causa della scarsa qualità del servizio.
È insita nella nostra ricerca di qualsiasi servizio prestare attenzione ai costi, ma è bene mettere a confronto i dati numerici con altri dati di valore in termini di risorse, prestazioni, sicurezza e assistenza clienti.
In quest’analisi è bene mettere in conto anche quei servizi che il provider offre gratuitamente. Noi di Artera, ad esempio, offriamo migrazione e ottimizzazione gratuite.
Come orientarsi all’inizio nel mare delle offerte che sembrano tutte uguali? Perché nessun provider scriverà di sé che il suo servizio è scadente o che non rispetta le buone prassi del corretto Cloud Hosting. Questo è ovvio.
Dunque, quando non si ha troppa esperienza nell’andare a scovare il dettaglio, il cavillo che potrebbe comunque darci un’idea dell’effettivo valore di un servizio, possiamo sempre cercare le preziose recensioni online.
Oggi esiste questo grande vantaggio di leggere cosa dice la gente, quali sono state le loro esperienze. E allora, facciamolo! Andiamo a scandagliare la rete per vedere qual è la reputazione della piattaforma di Cloud Hosting che stiamo considerando.
Non cadere nella trappola della pigrizia. Esamina attentamente termini e condizioni, tra cui la politica di rimborso, gli accordi sui livelli di servizio ed eventuali limitazioni o restrizioni. Vedi bene cosa è incluso nel piano di hosting (registrazioni domini, certificato SSL, assistenza per la preinstallazione ecc), e se ci sono costi aggiuntivi che non avevi previsto.
Molti provider offrono prove gratuite, promozioni o garanzie di rimborso (come la nostra di 60 giorni), che possono diventare buone opportunità per testare i servizi e valutarne le prestazioni, la facilità d’uso e la qualità dell’assistenza prima di impegnarsi in un piano a lunga scadenza.
Prima di lasciarci, vorrei segnalare il nostro servizio di Cloud Hosting. Non ti dirò che è il migliore, perché sarebbe davvero banale. Ti invito a guardare la pagina con tutti i dettagli sul nostro servizio di Cloud Hosting, però, così che puoi farti un’idea, intanto, e contattarci per approfondire.
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]]>The post Differenza tra DNS primario e secondario appeared first on Artera.
]]>DNS, acronimo di Domain Name System, è fondamentale per il funzionamento di Internet in quanto converte i nomi di dominio in indirizzi IP. Questa conversione ci consente di navigare su Internet utilizzando un browser senza dover ricordare lunghe sequenze di numeri e lettere.
Il DNS primario è quello che si utilizza per default. Tuttavia, se la richiesta di traduzione non può essere inoltrata o se non si riceve una risposta dal server, il DNS secondario viene impiegato come alternativa. Ecco perché è importante configurarlo, anche se l’impostazione di un DNS secondario non è obbligatoria per il corretto funzionamento di una rete.
Vediamo nel dettaglio la differenza tra DNS primario e DNS secondario, e quali sono i vantaggi di quest’ultimo.
Ogni sito web è identificato da un indirizzo IP, che può essere fisso o dinamico. Questo è un codice numerico associato al nome del sito, composto da 4 serie di numeri separati da punti, variando da 0 a 255 (ad esempio, 172.16.254.1).
Quando inserisci l’indirizzo di un sito che desideri visitare nel tuo browser, questo invia una richiesta al server DNS per ottenere l’indirizzo IP corrispondente. Il server DNS decodifica gli URL e cerca l’indirizzo IP associato.
Il DNS non fa altro che tradurre il numero dell’IP, altrimenti impossibile da ricordare. Una volta trovato, lo comunica al browser, che a sua volta utilizza questo indirizzo IP per inviare la richiesta di connessione al sito.
In sostanza, il sistema DNS è un database che funziona come un elenco telefonico, registrando le corrispondenze tra i nomi di dominio e gli indirizzi IP, allo scopo di convertire le richieste di nomi in indirizzi IP.
I server DNS si dividono in due categorie: 1) Server DNS primario; 2) Server DNS secondario.
I server DNS primari ospitano i file di zona di controllo, mentre i server DNS secondari sono utilizzati per garantire affidabilità e ridondanza.
I server DNS primari contengono tutti i record di risorse rilevanti e gestiscono le query DNS per un dominio. Spieghiamo meglio.
Un server DNS primario ospita i cosiddetti “file di zona di controllo”. Questi file di database di testo contengono tutte le informazioni necessarie per convertire un nome di dominio in un indirizzo IP, l’identità dell’amministratore del dominio e vari record di risorse.
In altre parole, questi file detengono l’autorità su un determinato dominio e controllano come quel dominio viene risolto in un indirizzo IP. Possono essere letti e scritti, il che significa che le modifiche possono essere apportate direttamente a questo file.
I record di risorse elencano i nomi di dominio insieme agli indirizzi IP corrispondenti e possono assumere diverse forme:
I server primari sono anche responsabili di apportare le modifiche necessarie ai record DNS di una zona. Una volta che il server primario ha completato l’aggiornamento, può passare le richieste di modifica ai server secondari.
I server DNS secondari possono rispondere alle richieste DNS per lo stesso dominio del server primario. La loro funzione è quella di agire come una sorta di backup per i server DNS primari, contenendo una copia in sola lettura del file della zona primaria, noto come file di zona secondaria.
Se, per qualsiasi motivo, il server DNS primario non è disponibile o non risponde, il server DNS secondario può intervenire e continuare a convertire i nomi di dominio in indirizzi IP. Questo garantisce continuità del servizio anche in caso di problemi con il server DNS primario.
Il server DNS secondario ottiene le sue informazioni attraverso un processo chiamato trasferimento di zona, che coinvolge il trasferimento dei dati da un altro server DNS, un server DNS primario o un altro server DNS secondario.
Trattandosi di una copia in sola lettura, non è possibile fare modifiche dirette ai record di risorse in questa zona. Quindi, le modifiche devono essere apportate sul server DNS primario. Le informazioni aggiornate, poi, vengono trasferite al server DNS secondario.
Quali sono i vantaggi dell’utilizzo di un server DNS secondario?
Ogni zona può avere un solo server DNS primario, ma può avere un numero qualsiasi di server DNS secondari, ciò che – come premesso – garantisce la risoluzione delle query anche se il server primario non risponde / non funziona.
Infatti anche se i server DNS secondari non sono necessari per completare le query DNS di un dominio, è buona prassi (condivisa e anche incentivata da molte società di registrazione) impostarne almeno uno.
I vantaggi dell’utilizzo di un server DNS secondario includono la continuità del servizio e la distribuzione del carico di lavoro.
Continuità del servizio: se si fa affidamento su un solo server DNS e il server primario smette di funzionare a causa di un guasto o di un attacco esterno, attacchi di negazione del servizio (DoS), il sito diventa inaccessibile. Con un server secondario, il servizio può continuare. Inoltre, i server DNS secondari aiutano a distribuire il carico di lavoro.
Distribuzione del carico di lavoro: i server DNS secondari contribuiscono alla distribuzione del carico di lavoro che deve essere gestito dal server primario con una tecnica chiamata round-robin DNS che ruota tra i server DNS in modo casuale, in modo che ciascuno riceva una quantità simile di traffico.
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]]>The post L’Arte della Collaborazione: Come le Utenze Secondarie di cPanel Cambiano il Gioco appeared first on Artera.
]]>Il “Manage Team” di cPanel non è semplicemente uno strumento di gestione delle utenze. È una soluzione pensata per facilitare una collaborazione efficace e sicura. Questa funzione consente di abilitare utenti supplementari, con l’opzione di limitare le loro competenze a particolari sezioni come servizi web, gestione delle email o database.
È fondamentale sottolineare che concedere l’accesso attraverso il “Manage Team” significa anche permettere operazioni potenzialmente sensibili. cPanel enfatizza l’importanza di concedere tali privilegi solo a persone di assoluta fiducia. Ma non temere! Ho pubblicato una guida dettagliata che potrà esservi d’aiuto: Attivare Utenze Secondarie di cPanel.
Per tutti i nostri utenti, ho delle fantastiche notizie: il “Team Manager” è già attivo su tutti i nostri cPanel! Ciò significa che potete subito iniziare a sfruttare questa potente funzionalità, rendendo il lavoro di squadra più fluido e dinamico.
Le dinamiche aziendali cambiano spesso a una velocità vertiginosa. In un contesto in cui l’adattabilità può rappresentare il fattore chiave di successo, avere risorse flessibili è fondamentale. Ecco perché abbiamo ideato il nostro Cloud Hosting Shared Premium. Questa soluzione, progettata per rispondere alle vostre necessità in tempo reale, vi consente di adattare le risorse senza interruzioni, permettendo al vostro team di rimanere focalizzato su ciò che è davvero essenziale: il business. Affidandovi ad Artera, avete la certezza di avere al vostro fianco una tecnologia che vi supporta in ogni sfida e crescita aziendale.
L’aggiunta delle utenze secondarie su cPanel rappresenta l’adattamento della tecnologia alle esigenze di un mondo in rapida evoluzione. Grazie al “Manage Team”, cPanel fa un significativo passo avanti per garantire una gestione delle risorse digitali fluida e sicura. Mentre continuiamo a progettare, creare e innovare, non dimentichiamoci di sfruttare al meglio gli strumenti a nostra disposizione.
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]]>The post Come pulire il Database WordPress appeared first on Artera.
]]>Il database di WP è un componente fondamentale del sito web, perché qui vengono memorizzate tutte le informazioni più importanti come i post, le pagine, i commenti, le impostazioni del sito, del tema e del plugin. Giusto per fare qualche esempio.
Con il passare del tempo, proprio questo sovraffollamento riempie il database anche di file che non hanno alcuna utilità, ma che occupano un sacco di spazio.
Tra questi, bozze, trascrizioni di chat, revisioni dei post, commenti spam, dati superflui, documenti nel cestino, ecc. Tutta questa “roba” inutile finisce per appesantire e rallentare il sito, causando problemi di prestazioni che si ripercuotono sull’esperienza di navigazione.
L’operazione che si può fare per risolvere questo aspetto, dunque, è un repulisti di ciò che non serve. E in questo articolo vediamo come fare, come pulire il database WordPress con due metodi diversi: sfruttando l’automazione dei plugin (gratuiti) o le procedure di pulizia manuale nel pannello phpMyAdmin.
Inoltre, a fine articolo trovi dei consigli su come prevenire il problema del troppo accumulo nel db di WordPress.
Questa è una di quelle operazioni che può sembrare un optional, perché siamo portati a dare più importanza a ciò che vediamo, a ciò che sta sotto gli occhi. Ma anche se il database è “invisibile”, in realtà è lo scheletro del sito.
Puoi fare un controllo delle prestazioni del tuo sito con tool specifici come Google Page Speed Insights o GTMetrix per identificare eventuali problemi legati al database.
Prima di tutto, facciamo un backup completo del sito che si può fare manualmente, attraverso phpMyAdmin, oppure utilizzando dei plugin come UpdraftPlus, BackupBuddy o Jetpack VaultPress Backup.
Questo passaggio è altamente consigliato per non perdere dati importanti durante la procedura di pulizia del db.
Se preferisci non mettere le mani nel codice, ci sono numerosi plugin che possono aiutarti a ottimizzare il database WordPress.
Tra questi, puoi considerarne alcuni che fanno un ottimo lavoro, inclusa la possibilità di programmare le operazioni nel tempo per automatizzare il processo con una regolare pulizia delle revisioni dei post, la rimozione dei commenti spam, l’ottimizzazione delle tabelle del database.
Vediamo come configurare WP-Optimize e WP-Sweep.
Il plugin analizza tutto il database di WordPress, da cima a fondo, mostrando un rapporto del contenuto da eliminare.
Il rapporto si divide nelle varie sezioni tra post, commenti, utenti, opzioni, ecc.
L’eliminazione degli elementi inutili può avvenire singolarmente, oppure di massa, con un clic sul pulsante a fine pagina che ripulisce tutto il database di WordPress.
Il tempo necessario per terminare l’operazione di cancellazione dipende dalla dimensione del database. Una volta terminata la procedura, WP-Sweep ti fa un resoconto dei miglioramenti raggiunti.
Il plugin elimina:
Come ottimizzare il db WordPress con WP‑Optimize
Un altro ottimo plugin è WP-Optimize, una combinazione di strumenti per la pulizia del database, per la cache del sito, la compressione delle immagini. Come il precedente, il plugin è gratuito con alcune opzioni premium.
Ecco come procedere:
1. Scarica, installa e attiva il plugin
2. Vai su WP-Optimize
3. Seleziona Database nella dashboard di WordPress
4. Sotto la voce” Ottimizzazioni” selezionare gli elementi del database da ripulire
5. Seleziona “Esegui ottimizzazione” accanto a ogni azione. Oppure seleziona la casella accanto a tutte e fai clic su “Esegui tutte le ottimizzazioni selezionate” nella parte alta della pagina.
Per eliminare tabelle specifiche, apri la scheda “Tabelle” e fai clic su “Rimuovi” accanto alle righe da eliminare.
Se accanto ad alcune azioni compaiono dei punti esclamativi, significa che in questo caso l’ottimizzazione del database è più rischiosa e potrebbe danneggiare i dati.
WP-Optimize può eliminare:
Per impostare le ottimizzazioni automatiche del database, vai alla scheda “Impostazioni” e pianifica le ottimizzazioni automatiche del database scegliendo quali dati devono essere eliminati durante questo processo.
Dal menu “Impostazioni” è anche possibile selezionare il numero di settimane, dati e revisioni dei post da conservare. Fai clic su “Salva impostazioni” in fondo alla pagina, quando hai terminato con le opzioni.
In alternativa, è possibile pulire manualmente il database di WordPress con phpMyAdmin da cPanel nella dashboard del provider di hosting.
La procedura è più complessa ma permette di avere un controllo più completo e può evitare di aggiungere un altro plugin alla già numerosa lista. E come sappiamo, anche i plugin possono essere una causa dei rallentamenti del sito.
Le istruzioni condivise possono cambiare in base al provider di hosting, ma sono perlopiù le stesse.
Ora dovresti vedere un elenco di tutte le tabelle del database di WordPress.
Puoi scegliere quelle da pulire oppure scorrere fino alla fine della pagina e selezionare “Controlla tutto”. Quindi, fai clic su “Ottimizza tabella” dal menu a discesa.
Dopo qualche secondo dovresti vedere un messaggio che ti avvisa dell’azione avvenuta con successo.
Prevenire è sempre meglio che curare… e ciò è vero anche per quanto riguarda il database di WordPress.
Ecco dunque qualche accorgimento.
Per impostazione predefinita, WordPress salva le revisioni dei post e delle pagine. Questa funzione consente di rivedere diverse versioni dei contenuti e di tornare a una copia precedente.
Ma disgraziatamente, il salvataggio di troppe revisioni può ingolfare il database di WordPress. Dunque, è meglio se ne riduciamo il numero.
Ecco come fare con una semplice aggiunta di codice al file wp-config.php. Per trovare il file, accedi al sito tramite client FTP (File Transfer Protocol) non senza aver fatto prima un backup completo del sito.
define( ‘WP_POST_REVISIONS’, X );
sostituendo”X” con il numero di revisioni del post che vuoi che WordPress salvi (ad esempio, “2”).
È anche possibile disabilitare del tutto le revisioni dei post, ma non è una buona idea… in futuro questa funzione potrebbe sempre servire.
I commenti spam possono fare danni di diverso genere: contenere link dannosi, degradare il sito, occupare spazio nel database di WordPress.
È pur vero che WordPress cancella i commenti di spam dopo 30 giorni, ma se il sito genera molto traffico, il flusso dei commenti potrebbe salire come l’alta marea.
Ecco perché vale la pena utilizzare un plugin anti-spam per filtrare automaticamente i commenti dannosi. Il plugin Jetpack Anti-Spam rimuove lo spam dai commenti e dai moduli senza doverci mettere le mani ogni volta.
È anche possibile eliminare i commenti di spam dal database utilizzando un plugin come WP-Optimize (come abbiamo visto poco sopra).
In alternativa, puoi farlo anche manualmente tramite phpMyAdmin.
Apri il database di WordPress, fai clic sull’opzione Commenti dal menu di sinistra che ti fa vedere una lista di “elementi”.
Apri SQL e inserisci
DELETE FROM wp_comments WHERE comment_approved = ‘spam’;
per eliminare tutti i commenti di spam.
Se la tua tabella dei commenti ha un nome diverso, devi mettere quello al posto di “wp_comments”.
Clicca su OK per completare l’azione.
Nella cartella del cestino di WordPress si vanno ad accumulare tutti i file eliminati, tra post, pagine, file multimediali e commenti.
Per impostazione predefinita, WordPress svuota il cestino dopo 30 giorni, ma come per i commenti, anche in questo caso se si cancella spesso tanto materiale, potrebbe essere utile aumentare la frequenza della pulizia del cestino.
Anche questa operazione si può configurare modificando il file wp-config.php.
Apri il file via FTP e aggiungi questo frammento di codice:
define( ‘EMPTY_TRASH_DAYS’, 5 ); // 7 giorni
In questo esempio, il cestino viene svuotato dopo 7 giorni. Inserisci il numero che ritieni sia più opportuno.
Temi e plugin occupano tanto spazio nel database. Per ovviare al problema, disattivali se non li stai usando al momento oppure cancellali, se pensi che non li userai mai.
Eliminare questi componenti è un bene anche dal punto di vista della sicurezza. Un hacker può utilizzare questi file disattivati per iniettare malware.
Ecco come fare.
Dal pannello Plugin → Plugin installati → clic su Elimina (dopo averlo disattivato).
Ripeti la stessa procedura per i temi di WordPress in Aspetto → Temi.
Alcuni plugin e temi di WordPress lasciano le loro tracce all’interno del db di WordPress, dunque contribuendo all’accumulo di roba inutile.
Dunque, questi dati bisogna rimuoverli manualmente utilizzando phpMyAdmin.
Questi due nomi stanno a significare le notifiche automatiche che arrivano quando altri siti web rimandano ai tuoi contenuti (e viceversa). Gli spammer li usano per attirare l’attenzione sui loro contenuti. Ma i pingback possono anche partire in relazione ai link interni che inserisci nei tuoi post.
Puoi trovarli nella sezione “Commenti” della dashboard di WordPress.
Il fatto è che anche pingback e trackback occupano spazio nel database. Dunque è bene disabilitarli andando su Impostazioni → Discussione. Da qui, deseleziona le caselle accanto alla casella che indica di notificare qualsiasi blog collegato al post e Consenti notifiche di link da altri blog (pingback e trackback) sui nuovi post.
Salva le modifiche.
Puoi eliminare pingback e trackback dal database WordPress utilizzando un plugin come WP-Optimize oppure tramite phpMyAdmin.
UPDATE wp_posts SET ping_status= “closed”;
Sostituisci “wp-posts” con il nome della tua tabella di database. Fai clic su OK per eliminare i dati.
Immagini e video sono risorse molto utili che possono rendere il tuo contenuto più coinvolgente. Ma nel tempo potresti voler cambiare le vecchie risorse con le più attuali. Dunque, il materiale obsoleto e non utilizzato va ad accumularsi nel database penalizzando il sito.
Eliminare questi file dalla Libreria dei Media è semplice. Basta andare su Media → Libreria; fai clic su Elimina. Un plugin che semplifica il lavoro automatizzando la pulizia dei molti file multimediali, è Media Cleaner.
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]]>The post Accesso FTP da Browser: Metodo funzionante appeared first on Artera.
]]>La connessione FTP tramite browser viene utilizzata soprattutto quando si vuole scaricare o visualizzare i file memorizzati su un server FTP pubblico (con accesso anonimo).
Vediamo come fare.
L’FTP (File Transfer Protocol) è un protocollo di rete utilizzato per trasferire file tra un client e un server. Attraverso un server FTP è possibile archiviare i file su un computer remoto e accedervi da qualsiasi computer connesso a Internet.
Prima di addentrarci nel discorso su come accedere da browser, è bene precisare quanto segue: per trasferire (scaricare, caricare o modificare) file tra computer e server FTP sicuro, che richiede un nome utente e una password, è meglio utilizzare una delle seguenti soluzioni:
1. un programma client FTP (come il client FileZilla o WinSCP o il plugin FireFTP) per connettersi al server FTP.
2. configurare il sistema operativo in modo tale che possa accedere a un server FTP senza dover utilizzare un client FTP dedicato.
3. Mappare/assegnare una lettera di unità alla cartella condivisa FTP per facilitarne l’accesso. Creare un collegamento diretto a una specifica cartella FTP sul tuo computer, assegnandogli una lettera di unità
Per accedere a un server FTP si può utilizzare un client FTP di terze parti. Il client FTP è un programma che viene installato sul proprio computer per connettersi al server FTP remoto per caricare o scaricare i file.
Esistono molti client FTP diversi, sia gratuiti sia a pagamento. Tra i più noti, FileZilla, WinSCP, CyberDuck.
Una volta scelto e installato un client FTP, lo devi configurare con l’indirizzo del server FTP al quale ti vuoi connettere.
Come premesso, ci si può connettere al server FTP anche da browser e i modi per farlo sono diversi.
A parte la fattibilità della cosa, è bene precisare che un client FTP dedicato offre maggiore sicurezza, più funzionalità e controllo. Inoltre alcuni browser potrebbero non supportare l’accesso FTP o potrebbero richiedere l’installazione di plugin o estensioni per abilitarlo.
Ad esempio, a partire da Chrome 88, Google Chrome ha rimosso il supporto per l’accesso direttamente a FTP attraverso il browser.
In ogni caso, premesso che il browser supporti l’accesso a FTP, il modo più semplice è quello di digitare l’indirizzo del server FTP nella barra degli indirizzi del browser.
Per accedere al server FTP direttamente dai browser web, si deve inserire l’indirizzo nella barra degli indirizzi del browser con le proprie credenziali. Una volta effettuato l’accesso, si può accedere alle risorse e trasferire file da e verso il server.
Aprite il browser Internet e, nella casella dell’indirizzo, digitate il nome host (o l’indirizzo IP) del server FTP e il numero della porta FTP (se il server FTP utilizza una porta diversa dalla porta predefinita “21” per le connessioni FTP) e premete Invio.
Ad esempio, se il server FTP si trova all’indirizzo ftp://prova.com, basta digitarlo nella barra degli indirizzi e premere Invio.
Se il server non consente l’accesso anonimo, richiede di inserire le credenziali (nome utente e password).
Se si conoscono le credenziali di accesso, si deve usare la stringa “ftp://username:password@hostname” per connettersi direttamente.
Un altro modo per accedere al server FTP è utilizzare un client FTP basato sul Web. Per usare un client FTP basato sul Web, si deve innanzitutto andare sul sito del client (per esempio, http://www.sitoweb.com/ftpclient), inserire l’indirizzo del server FTP e le credenziali di accesso (nome utente e password).
Una volta configurato il server FTP, ci sono due modi per accedervi dal browser:
Il caricamento e il download di file tramite un’interfaccia web è semplice: basta accedere all’account FTP per entrare nella directory dei file. Da qui, puoi caricare o scaricare i vari file.
Per usare un client FTP, invece, è necessario prima di tutto scaricarlo e installarlo sul computer, lanciare il client e inserire nome utente e password per stabilire la connessione, navigare tra i file sul server e trasferirli sul computer.
Ci sono vari servizi online per l’accesso FTP da interfaccia web. Alcuni esempi includono FileZilla Web Interface, AnyClient, net2ftp e Monsta FTP.
Se si riscontrano problemi durante l’accesso a un server FTP dal browser, si possono fare diverse azioni per correggere l’imprevisto:
Sebbene sia possibile accedere a un server FTP da un dispositivo mobile, potrebbero esserci problemi. Inoltre molti browser mobili non supportano l’FTP.
Ecco perché può essere necessario scaricare un’app dedicata. Tra le app per l’accesso FTP su dispositivi mobili si può considerare AndFTP (per Android) e FTPManager (per iOS).
Ci sono alcuni errori da evitare quando si accede al server FTP dal browser.
Infine, un consiglio: per assicurarsi che la connessione al server FTP sia sicura, è possibile utilizzare SFTP (Secure File Transfer Protocol), che cifra i dati durante il trasferimento, per garantire una maggiore sicurezza.
Tuttavia, visto che non tutti i server supportano l’SFTP, ci si dovrebbe prima accertare che il provider di hosting disponga di queste opzioni di sicurezza.
Scopri i nostri piani hosting e collegati via FTP ovunque tu sia.
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]]>The post Differenza tra dati strutturati, non strutturati e semi strutturati appeared first on Artera.
]]>Se fino a oggi abbiamo sempre lavorato con informazioni più leggibili, con dati strutturati, per fare analisi e generare report, adesso dobbiamo riuscire ad analizzare anche tutto un altro genere di dati che provengono dalle fonti più disparate, dalle email ai post sui social media, alle transazioni online alle ricerche su Internet. Insomma, da dati che possono essere più o meno strutturati.
Nell’era digitale odierna, siamo sommersi da una mole infinita di dati provenienti da più fonti. Questa è l’era digitale e dei Big Data, dati caratterizzati da alcuni fattori (tra i quali l’enorme volume, l’alta velocità e la diversità), e la cui analisi richiede alle aziende un salto di qualità nel livello di digitalizzazione.
Tutte e tre le tipologie – dati strutturati, non strutturati e semi-strutturati – rientrano nei Big Data, è importante dunque riuscire a sfruttare la Business Intelligence per analizzare tutte e tre le forme.
I dati strutturati sono organizzati secondo uno schema rigido e un modello di gestione relazionale, dunque ben definito come un database composto da tabelle, fogli di calcolo o rapporti statistici. Dunque, semplice da interrogare.
Questi dati vengono estratti, interpretati / analizzati e memorizzati in un archivio formattato, come un database SQL. In questo tipo di struttura vi sono tutta una serie di elementi come tabelle, righe e colonne e chiavi relazionali, che permettono di mappare i dati in campi predefiniti.
Questo tipo di dati viene generato da noi, dalle nostre azioni quotidiane, e dalle macchine (POS, codici a barre, statistiche dei weblog…). I dati che generiamo noi possono essere quelli che inseriamo nel classico foglio di calcolo (per esempio, quando compiliamo le tabelle con i nomi dei clienti in ordine alfabetico e alcuni dati correlati).
Questo tipo di struttura e organizzazione ci permette di analizzare i dati in modo semplice e rapido. Ecco perché I dati strutturati sono impiegati per gestire grandi quantità di informazioni e operazioni complesse come ricerche e analisi statistiche.
Al contrario dei dati strutturati, questo tipo di dati sono presenti in diversi formati e in una forma grezza: non hanno uno schema predefinito né un formato standard, e possono essere file di testo, file multimediali come immagini, video, audio, documenti in PDF.
A differenza dei dati strutturati, i dati non strutturati non sono adatti a un database relazionale e sono più complessi da analizzare. Infatti richiedono piattaforme alternative e tecniche di elaborazione più avanzate che riescano a individuare e interpretare il contenuto dei dati senza uno schema predefinito.
Gli strumenti di elaborazione del linguaggio naturale (NLP) aiutano a comprendere i dati non strutturati che esistono in formato scritto.
I dati non strutturati possono essere qualsiasi informazione senza un formato specifico: post e commenti dei social media, le chat, le email, immagini e video, file audio, documenti di testo, come i file Word o PDF, i dati generati dai sensori IoT, il testo di una pagina web, un file di log.
Tutti questi sono dati dal carattere qualitativo, perché sono informazioni essenziali per prevedere le tendenze o per monitorare le performance delle campagne di marketing.
I dati non strutturati rappresentano la maggior parte dei dati generati nel mondo digitale.
I dati semi-strutturati, come per esempio i file JSON o XML con alcune regole di formattazione ma con una struttura più flessibile, stanno a metà tra strutturati e non strutturati.
Questo genere di dati contiene informazioni con caratteristiche ibride, con una struttura flessibile, ma non “costretti” in un database relazionale. Ciò nonostante, i dati semi-strutturati sono caratterizzati da alcune proprietà organizzative che ne facilitano l’analisi, ossia contengono anche informazioni aggiuntive come metadati o tag che li rendono più organizzati rispetto ai dati non strutturati.
Un esempio di dati in formato semi-strutturato è una fotografia digitale, la cui immagine non ha una struttura predefinita, ma possiede alcuni attributi strutturali che la rendono semi-strutturata.
Per esempio, una foto scattata da uno smartphone, avrà alcuni attributi strutturati come il geotag, l’ID del dispositivo, la data e l’ora. Dopo averle salvate, si possono creare delle strutture attraverso dei tag da assegnare alle immagini (es: “fiore giallo” o “gatto bianco”).
Un altro esempio di dati semi-strutturati è il formato XML, con il quale possiamo definire campi e strutture, ma senza la rigidità delle tabelle dei dati strutturati. I dati semi-strutturati sono spesso utilizzati nel web semantico e in contesti in cui è necessaria una maggiore flessibilità nella gestione dei dati.
Vuoi prenderti cura dei tuoi dati? Scrivici per sapere cosa possiamo fare per te.
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]]>The post Estensione Dominio .eu: Quando e perché registrarla appeared first on Artera.
]]>Chi volesse registrare un dominio di questo tipo, dunque, può farlo, a patto di essere residente in uno degli stati appartenenti all’Unione Europea. Non serve altro requisito, se non una società di servizi di registrazione domini.
Ma quali sono i motivi per i quali si dovrebbe voler registrare un sito web con estensione .eu?
Ce ne sono diversi, e ne parliamo in questo articolo, ma giusto per dare un’anteprima, il .eu può essere particolarmente utile per le aziende o i professionisti che operano a livello transnazionale in Europa, o che puntano a questo obiettivo.
Un dominio .eu può anche farsi percepire più professionale e credibile agli occhi delle persone, visitatori del sito, clienti, potenziali clienti o già clienti.
Il dominio .eu è un ccTLD, non legato a una singola nazione ma a un ente.
ccTLD è acronimo di country code top-level domain, ovvero un dominio di primo livello utilizzato per un paese o un territorio dipendente, identificati con il codice formato da due lettere relative all’area geografica di riferimento.
E appunto, il dominio .eu si riferisce ai siti web appartenenti a persone o ad aziende residenti nell’Unione Europea.
Altri esempi di ccTLD sono il .us per gli Stati Uniti, il .uk per il Regno Unito, .it per l’Italia, .au per l’Australia.
Una caratteristica dei domini ccTLD è che sono vincolati ai requisiti stabiliti dalle regolamentazioni nazionali di ciascun paese, ma svincolati dalle politiche e normative internazionali che regolano, invece, i domini di primo livello generici (gTLD).
Nel caso del dominio .eu, tuttavia, l’estensione indica un territorio non limitato dai confini nazionali. Ecco perché viene scelto soprattutto per progetti di respiro internazionale e da aziende che vogliono operare, vendere e fare affari anche all’estero, e non solo nel loro paese.
Ma vediamo nel dettaglio tutti gli aspetti legati alla scelta del dominio con estensione .eu.
Un primo motivo, se vogliamo il più banale, per il quale si può scegliere il .eu, è perché altre estensioni più comuni, come il .com o il .it, potrebbero non essere disponibili.
A seguire, quelli più mirati alla comunicazione della propria attività legata al territorio in quanto istituzione, al brand o al progetto che si vuole portare oltre i confini nazionali.
Chi decide di registrare un dominio .eu, lo fa per ottenere alcuni vantaggi. Quando la scelta poggia su una chiara strategia di marketing, se ne possono ricavare visibilità e riconoscibilità, aspetti fondamentali per tutte quelle aziende con una presenza online.
Associare un nome dominio autorevole e affidabile, come un .eu, all’azienda, al sito e al suo contenuto, è il primo passo per costruire una strategia di marketing e branding ben strutturata.
Un altro vantaggio è sicuramente quello di aprire le porte a maggiori opportunità commerciali: un dominio .eu associato ad aziende o a professionisti che operano “senza frontiere”, può creare nuove opportunità di business con partner europei di settori affini o in qualche modo correlati.
La registrazione di un dominio .eu non richiede procedure particolari, o meglio, diverse da quelle che si fanno per tutti gli altri domini.
È necessario 1. scegliere un provider di servizi di registrazione di domini, 2. verificare la disponibilità del nome che si vuole dare al sito web +.eu, 3. procedere con l’acquisto.
È importante scegliere il provider che offra servizi associati alla registrazione del dominio.
Questo è ciò che garantiamo noi di Artera, Registrar certificato per la registrazione dei nomi a dominio di secondo livello. Non siamo dunque intermediari, bensì operiamo direttamente con i registri per la gestione di domini .ch; .it; .eu; .com; .net; .org.
E altre 200 estensioni internazionali e nuovi TLD aggiornati.
Contattaci per informazioni sulla registrazione di domini per il tuo sito web o e-commerce.
The post Estensione Dominio .eu: Quando e perché registrarla appeared first on Artera.
]]>The post Scadenza Dominio Internet: Cosa devi sapere appeared first on Artera.
]]>A meno di non volersi disfare del proprio sito web per una ragione precisa, per uno sbaglio di strategia o per un cambio di rotta che taglia di netto col passato… nessuno vorrebbe mai perdere il dominio del proprio sit web.
Questo comporterebbe la perdita di traffico e del posizionamento raggiunto in SERP (Search Engine Result Pages), semmai sia stato raggiunto. Ma rappresenta anche un brutto biglietto da visita, un danno alla reputazione online, perché chi cerca e trova il sito, finisce su una pagina che avvisa della sua non disponibilità.
Inoltre, se non si rinnova entro un certo periodo di tempo, il dominio scaduto potrebbe tornare di nuovo disponibile sul mercato.
Dimenticare di rinnovare il dominio alla scadenza, è possibile? Bè, stando alle diverse casistiche, decisamente sì. Ma questo può succedere per tanti motivi, tra questi perché magari non si ricevono gli alert, ovvero le notifiche da parte del registrar o del provider dei servizi, presso il quale si è registrato il dominio del sito web.
A questo proposito, forse, è il caso di rivedere un attimo la scelta fatta, affidandosi a un partner di hosting più preciso nella gestione dei servizi. Quindi, prima di lasciarlo scadere, si potrebbe voler trasferire il dominio.
Un altro motivo è perché ci si dimentica, malgrado le notifiche, spesso succede quando siamo tartassati da tante email, o perché abbiamo più domini attivi con diverse società.
Il fatto è che se succede una cosa del genere, ovvero se per qualsiasi ragione salta il rinnovo alla data di scadenza, andando oltre un certo tempo, è possibile che per ripristinare il tutto, passato un certo periodo (variabile), si debba pagare una certa costo extra.
Ma prima di arrivare a questo esito, ci sono diversi fasi attraverso le quali passa il dominio. Vediamole tutte.
In genere al momento della registrazione, il rinnovo del dominio si imposta a cadenza annuale, ma è possibile anche scegliere un periodo più lungo, 2-3 anni, fino a un massimo di 5 o 10.
Come premesso, prima della scadenza dovrebbero arrivare degli avvisi per email da parte del registrar o del provider, di solito a partire dai 30 giorni prima della data di scadenza fino alla scadenza del dominio, sia nel caso in cui si sia scelto un rinnovo automatico, sia nel caso in cui il rinnovo sia manuale.
Nel caso del rinnovo automatico, di solito la notifica via email avvisa che avverrà la transazione per eseguire l’operazione.
Un’alternativa, poi, è il pagamento anticipato. Una soluzione che può risultare comoda per chi ha più domini all’attivo e non vuole rischiare di fare confusione.
Con le soluzioni del rinnovo automatico e del pagamento anticipato, il rischio di “perdere il treno” non sussiste.
Oltrepassata la data di scadenza, in genere il registrar mette in stand-by il dominio, che perde il suo stato di OK/ACTIVE.
Digitandolo non sarà più raggiungibile, ma ancora gestibile all’interno del pannello di controllo del provider.
Da questo momento in poi, si entra in un percorso che prevede delle fasi durante le quali avvengono dei cambi di stato legati al rinnovo o meno del dominio internet.
Le procedure e i tempi per la gestione di un dominio – registrazione, rinnovo, trasferimento, cancellazione – possono variare e dipendono dal TLD specifico, e sono definiti dal registrar che gestisce quel TLD e che stabilisce le sue regole.
Per TLD (Top Level Domain) si intende il dominio di primo livello, ovvero la parte finale degli indirizzi web, come per esempio .com, .it, .fr, .uk, .eu, ecc.
In particolare, le procedure possono cambiare quando si tratta di ccTLDs, o Country Code Top-Level Domains. Ovvero i TLDs che sono specifici per un certo paese o territorio, formati dalle due lettere che rappresentano il codice del paese secondo lo standard ISO 3166-1 (.it, .fr, .uk).
Ogni ccTLD è gestito da un registro di dominio specifico del paese, che può stabilire le proprie norme e politiche in merito a chi e come può registrare un dominio sotto quel ccTLD.
Diverso è il caso dei gTLDs (Generic Top-Level Domains), come .com, .net, .org, ecc., che in genere non hanno requisiti specifici perché sono gestiti a livello internazionale.
Si chiama appositamente “periodo di grazia” proprio a indicare la fase in cui si trova il dominio, ancora recuperabile, e il lasso di tempo durante il quale si può rinnovare senza incappare in pagamenti maggiorati, ma solo pagando il prezzo standard.
Come accennato poco sopra, la durata di questo periodo può variare a seconda dell’estensione del dominio, e andare dai 10 ai 45 giorni, come nel caso del .COM.
Scaduto anche il periodo di grazia, si entra nel “Redemption Period” o Periodo del Riscatto, in cui si potrà ancora rinnovare il dominio a un costo aggiuntivo, ma solo entro un altro periodo di tempo che può andare da 10 a 180 giorni.
Se lasciamo passare inosservato anche il periodo del recupero, dopo ancora 5 giorni, il dominio entra in questa ultima fase, ovvero quella in cui non è più rinnovabile.
Cosa succede ora? Il dominio torna allo stato di Available, ovvero disponibile, e dunque libero e acquistabile sul mercato.
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]]>The post Blockchain: Cos’è, Come Funziona e 13 Esempi Pratici appeared first on Artera.
]]>Poi, però, questa tecnologia si è evoluta entrando in tanti altri settori come la sanità, la logistica, l’immobiliare, l’informatica e la governance digitale, grazie alla sicurezza e alla trasparenza del suo sistema protetto, inalterabile e condiviso.
In estrema sintesi, non è altro che un registro digitale condiviso e decentralizzato, ovvero svincolato da qualsiasi forma di controllo istituzionale, dove avvengono transazioni finanziarie e per tutto ciò che ha un valore, in modo protetto da violazioni e inalterabilità.
Ogni volta che viene effettuata una transazione, come l’invio di una criptovaluta da una persona all’altra, questa transazione viene registrata in un “blocco”. Questo blocco viene poi aggiunto creando una “catena” di blocchi – da qui il nome “blockchain” – legati gli uni agli altri, e che per essere inseriti devono passare al vaglio del consenso.
In questo articolo vediamo nel dettaglio la Blockchain, cos’è, come funziona, e 13 esempi pratici di applicazione per capirne meglio il potenziale.
Intanto è una delle tendenze più calde della Digital Transformation del 2023. Tante aziende stanno esplorando i vantaggi di questa tecnologia che gioca a favore della sicurezza e della trasparenza delle transazioni.
La Blockchain funziona come un registro digitale condiviso e immodificabile dove memorizzare dati, informazioni e operazioni di qualsiasi tipo in blocchi collegati tra loro in modo sequenziale (in sequenza cronologica) e protetti da crittografia, in modo da prevenire violazioni e accessi non autorizzati.
La crittografia, utilizza algoritmi complessi per codificare i dati e renderli illeggibili a chiunque non disponga della chiave di decodifica appropriata.
Tornando alla Blockchain, la sequenza crea una catena di blocchi interconnessi i cui dati sono condivisi tra tutti i nodi (computer) della rete. Ogni blocco all’interno della catena rappresenta e contiene un numero di transazioni. Ogni volta che viene effettuata una nuova transazione, questa viene registrata e aggiunta a un nuovo blocco.
La rete blockchain memorizza informazioni su transazioni, contratti o qualsiasi contenuto digitale, può tracciare ordini, pagamenti, conti, produzione, ecc. Qualsiasi cosa con un valore – beni tangibili come case, auto, denaro, o intangibili come proprietà intellettuale, brevetti, diritti d’autore, marchi, ecc. – può essere scambiata e monitorata in una rete blockchain. Una rete blockchain.
Le caratteristiche più importanti della Blockchain sono l’inalterabilità dei dati, una volta che un blocco viene aggiunto alla catena dei blocchi non può essere modificato o cancellato; e poi la sua natura decentralizzata.
Ogni blocco contiene informazioni su tutti i blocchi precedenti, così che non si possa cancellare o modificare alcun dato senza interrompere l’intera catena.
Tutti i partecipanti alla rete hanno accesso al registro distribuito/condiviso di transazioni, che vengono registrate solo una volta.
Nessuno può modificare o manomettere una transazione dopo che è stata registrata nel registro condiviso. Se un record di transazione include un errore, deve essere aggiunta una nuova transazione.
Un contratto intelligente è un modus operandi che velocizza le transazioni, basato su regole e accordi condivisi che governano le transazioni commerciale, memorizzate sulla blockchain ed eseguite automaticamente.
Una delle caratteristiche più importanti della Blockchain è la sicurezza ottenuta grazie a diversi fattori: la rete è riservata solo ai partecipanti ammessi che condividono informazioni in un ambiente protetto da algoritmi avanzati.
Inoltre, come premesso, una volta che un blocco è stato aggiunto alla catena, le sue informazioni non possono più essere modificate.
Ogni blocco contiene un timestamp, che indica quando è stato creato o aggiunto alla catena per garantire l’ordine cronologico delle transazioni. E ogni blocco contiene anche un link, o riferimento, al blocco precedente della catena, realizzato tramite un valore unico generato crittograficamente, chiamato hash.
L’hash di un blocco viene creato utilizzando i dati contenuti nel blocco stesso, quindi qualsiasi cambiamento ai dati del blocco modificherebbe anche l’hash.
L’hash del blocco precedente viene incluso nel blocco successivo, creando così una catena di blocchi. Questa struttura garantisce che una volta che un blocco è stato aggiunto, i suoi dati non possano essere modificati senza modificare anche tutti i blocchi successivi.
Decentralizzazione e distribuzione
Il concetto di “decentralizzazione” quando si parla di blockchain si riferisce al fatto che le informazioni non sono conservate in un unico luogo centrale o controllate da un’unica autorità centrale, come un banco dati o un server.
Al contrario, i dati e le informazioni sono distribuite su una rete di nodi indipendenti, o computer, che validano e registrano le transazioni. Dunque, la catena di blocchi viene mantenuta e aggiornata da una rete di computer, chiamati nodi.
Questi nodi partecipano alla convalida delle transazioni attraverso un processo chiamato mining, o “estrazione”, nel quale risolvere complessi problemi matematici. Una volta che una transazione è confermata, viene aggiunta alla blockchain e diventa visibile a tutti i partecipanti della rete.
La decentralizzazione aumenta la sicurezza dei dati non essendoci le premesse per la classica vulnerabilità degli attacchi esterni; garantisce la continuità della rete, ma non meno importante rende visibili a tutti i partecipanti della rete i dati registrati sulla blockchain, che non potranno essere modificati o cancellati una volta validati.
Quando viene creato un blocco, questo deve essere confermato da vari nodi della rete blockchain, ovvero deve ricevere il consenso di tutti i partecipanti per verificare la legittimità e l’accuratezza dei dati.
Una volta che una transazione viene validata e aggiunta alla Blockchain, nessuno, neanche gli amministratori di sistema, può modificarla o cancellarla.
Questo processo è chiamato “consenso”. Il meccanismo di consenso più comune è il Proof of Work (PoW), Proof of Stake (PoS) e Delegated Proof of Stake (DPoS), Practical Byzantine Fault Tolerance.
I partecipanti della rete blockchain possono svolgere diversi ruoli:
Arrivati a questo punto dovrebbe essere chiaro il meccanismo della Blockchain che, già nel suo nome, contiene tutta l’essenza di questa tecnologia.
L’immagine che viene alla mente quando si pensa al suo funzionamento è quella di un treno composto da più vagoni l’uno legato all’altro. I blocchi di dati ne compongono la catena che prende la forma di questo registro digitale che si arricchisce sempre di nuovi blocchi collegati ai precedenti, per impedire che qualsiasi blocco venga alterato o che un blocco venga inserito tra due blocchi esistenti.
Una rete blockchain è composta da un certo numero di singoli nodi, ovvero da computer che hanno accesso al sistema.
Questi nodi trasmettono le nuove transazioni agli altri nodi, che aggiornano di conseguenza le loro copie.
Il tipo di nodo più comune è chiamato nodo miner, perché aggiunge blocchi alla catena risolvendo difficili puzzle matematici utilizzando hardware e software specializzati.
Ovviamente ogni volta che viene aggiunto un nuovo blocco caratterizzato dal suo identificativo unico (hash), il database si aggiorna, ed è identico per tutti.
Una volta raggiunto il consenso, che abbiamo visto nel paragrafo precedente, il blocco viene aggiunto alla catena e le transazioni vengono registrate nel database condiviso.
Le transazioni sono protette da crittografia, ovvero i nodi devono risolvere complesse equazioni matematiche per processarle ogni volta.
Ogni volta che avviene una transazione, che può riguardare un bene tangibile (prodotto) o intangibile (intellettuale), questa viene registrata come un blocco di dati che registra una serie di informazioni.
Blockchain sta entrando e trasformando tanti settori, dalla finanza alla sanità, alla pubblica amministrazione, alle banche, alle compagnie di assicurazione, alle agenzie immobiliari.
Ecco 13 esempi che mostrano come questa tecnologia può cambiare le carte in tavola.
Una delle applicazioni più vantaggiose di questa tecnologia è la velocità delle transazioni e dei trasferimenti di denaro. A differenza delle più tradizionali transazioni bancarie, che possono richiedere fino a sette giorni per essere completate, la maggior parte delle transazioni nella Blockchain viene conclusa in pochi secondi.
Ma a parte ciò, uno scambio decentralizzato non richiede agli investitori di depositare i loro asset presso l’autorità centralizzata, mantenendo un maggiore controllo e sicurezza.
In ambito sanitario, la Blockchain può essere utilizzata per creare registri medici sempre aggiornati, accessibili e inalterabili, garantendo la conformità delle informazioni e la privacy del paziente, e allo stesso tempo l’accesso rapido alle cartelle cliniche da qualsiasi luogo.
Se sono presenti i dati relativi, è anche possibile avere informazioni su un’eventuale assicurazione che copre il trattamento svolto privatamente.
La tecnologia blockchain permette di distribuire le informazioni digitali, senza il rischio di contraffazione. Ecco perché è l’optimum in ambito finanziario, ad esempio per trasferire denaro tra banche.
Tanti istituti finanziari stanno impiegando la Blockchain per effettuare transazioni sicure e in tempo reale a beneficio del risparmio sui costi e sui tempi.
La Blockchain può essere utilizzata anche per tracciare tutte le fasi della catena di approvvigionamento: la provenienza e il movimento delle merci in ogni fase della produzione, consegna e vendita, abbattendo il rischio di errori, aumentando l’efficienza e la redditività in un contesto economico globale sempre più diversificato.
Attraverso la Blockchain è possibile evitare il rischio di truffe legate alla contraffazione dei prodotti consentendone la tracciabilità in ogni fase del processo produttivo a garanzia della genuinità dei prodotti.
L’uso della Blockchain in questo settore promette di svecchiare le ormai obsolete modalità di gestione delle polizze, per semplificare il processo di sottoscrizione e liquidazione delle polizze assicurative, ancora oggi basata perlopiù su mezzi cartacei e comunicazione telefonica.
La Blockchain può essere utilizzata per creare identità digitali sicure e inalterabili, per proteggere i propri dati personali e prevenire i furti di identità.
In genere sono considerati come un mezzo per possedere i diritti d’autore di opere d’arte digitali. La Blockchain non permette la duplicazione dei dati in luoghi diversi, dunque inserire un NFT sulla Blockchain ne garantisce l’esclusività (per esempio di una copia di un’opera d’arte digitale).
Gli NFT possono avere applicazioni diverse e rappresentare la proprietà di qualsiasi cosa unica e raffigurabile dai dati, dalla proprietà di una casa ai diritti di trasmissione di un video o ai biglietti per un evento.
Per quanto riguarda il settore immobiliare, è nota la quantità ingente di documenti per verificare le informazioni finanziarie e relative alla proprietà, per il trasferimento della proprietà ecc.
La Blockchain semplifica il processo dei controlli e della compravendita, eliminando gli intoppi burocratici e la necessità di intermediari come agenti immobiliari o avvocati, dunque rendendo il processo più diretto e meno costoso.
L’altro aspetto interessante riguarda la possibilità di accedere alle informazioni sugli immobili, dalla proprietà ai dati del catasto e altre informazioni tecniche, senza possibilità di fraintendimenti e vantaggio della rapidità delle transazioni immobiliari. Oltre a rendere trasparenti i termini degli accordi.
Conoscere/tracciare l’origine degli alimenti è fondamentale nel prevenire e contenere eventuali future epidemie.
In questo ambito, la Blockchain viene applicata per la tracciabilità alimentare, migliorando così la fiducia nel marchio. Un vantaggio annesso è quello di contenere i costi legati ai test alimentari.
Utilizzando la Blockchain per il voto elettronico, si può garantire un sistema elettorale sicuro, trasparente e non soggetto alle frodi.
Senza alcun dubbio l’IoT sta rendendo il quotidiano più fluido e semplice, soprattutto nelle aziende e imprese, ma allo stesso tempo espone al rischio della violazione dei dati.
La tecnologia blockchain può offrire una maggiore sicurezza e protezione dei dati, memorizzando le password e altre informazioni sensibili su una rete decentralizzata anziché su un server centralizzato. Inoltre, offre protezione contro la manipolazione dei dati essendo inalterabile.
Piattaforme di e-learning utilizzano la Blockchain per emettere certificati accademici, rendendo più semplice la verifica delle qualifiche ottenute.
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